Lotito si racconta: “Dormo 3 ore a notte perché lavoro per cambiare le cose…”

Alla vigilia della trasferta sul campo della Juventus, valevole per l’ottava giornata di campionato, il presidente della Lazio Claudio Lotito si racconta ai microfoni di DAZN nel servizio condotto dalla giornalista Giorgia Rossi “A Casa mia”. Il patron biancoceleste racconta i suoi 20 anni da presidente della Lazio mostra alla giornalista lo splendido centro sportivo di Formello:

“Io mi sveglio alle 6.00, dormo tre ore, forse tre ore e mezza. Farò 2.000 telefonate al giorno, forse anche qualcosa in più. Alle 8.30/8.45 sto in Senato fino a tarda sera, 22.45. Non ho tempo libero, quando torno a casa dopo un riposino di venti minuti in macchina mi metto a vedere tutta la posta arrivata, mi rendo conto talvolta di aver fatto le 4.00. Mia moglie ha messo la mia fotografia (ride, ndr). Fin quando regge il fisico lo faccio, perché ho l’ansia e la voglia di cambiare le cose e pretendo che la squadra abbia lo stesso atteggiamento”.
L’importanza del risparmio energetico per Lotito è al centro di tutto, come mostrano le riprese che lo vedono intento a staccare e attaccare prese per non lasciare strumentazioni accese quando non serve. “Se spengo tutto quando vedo luce accese? Sì, ma non solo a Formello, anche in Senato. Lo faceva anche Berlusconi. Io non sopporto lo spreco. Le luci servono per illuminare un posto che dev’essere illuminato. Se ci sono delle persone è giusto che lo sia, ma se non c’è nessuno qual è la ragione?”.

INZAGHI E BIELSA

Il giro prosegue poi negli spogliatoi del settore giovanile, prima di una ‘partita a carte’: “Questo è un modo che ho per divagarmi. Gioco a scopa. L’avversario più complicato? Sono tanti, nel mondo del calcio in molti sono bravi a giocare a carte perché ci giocano molto. Inzaghi? Giocava bene, ma era molto fortunato. Lui è una persona che ha fortuna, è fatto positivo. Napoleone diceva che è meglio un soldato fortunato che uno bravo. Quindi essere fortunati è un valore aggiunto. Giocare con Bielsa? Ho provato a giocare una partita, ma mi son reso conto che il gioco che proponeva, non sportivo, era un gioco che non si attanagliava alle mie esigenze in considerazione del fatto che bisogna essere stabili. Quando uno assume una posizione, questa va tenuta“.

SARRI

Non può mancare la domanda su Sarri: “Noi avevamo un buon rapporto. Lui ha le sue idee da un punto di vista politico e comportamentale. Si era però creata tra noi un’alchimia per il rispetto della persona, basata sulla stima della persona. Lui in un’intervista disse una frase che mi ha gratificato e sorpreso dicendo che fossi una delle persone più intelligenti che conosceva. Finita una partita abbordabile all’Olimpico (Lazio-Udinese, ndr), la squadra non era andata bene e quando ha visto la prestazione, nella sua stanza mi ha detto che la squadra non aveva più l’orgoglio di combattere. Io gli dissi che li avrei mandati in ritiro, lui accettò e venimmo in ritiro a Formello. Qualcuno si è lamentato, forse perché non avevano più un anima, e mi accorsi che il ritiro servì solo per confessarsi tra loro e tirar fuori questa posizione di contrasto verso l’allenatore, soprattutto da parte delle persone più titolate, che mi hanno fatto capire che la persona non era più gradita, anche se non avevano il coraggio di dirlo. Sarri ha deciso di andare via sul presupposto che non era più in gradi di governare lo spogliatoio. Io gli ho riconosciuto lo stipendio fino alla fine del campionato, potevo non farlo, si era dimesso. Lo feci per un fatto di rispetto. Poi andammo su Tudor“.

TUDOR

Tudor ha assunto una posizione di comando come allenatore e ha portato cambiamenti sostanziali, tanto è vero che la squadra ha avuto un sussulto d’orgoglio. Poi, però, alla fine del campionato mi disse che bisognava cambiare una serie di giocatori che creavano problemi. Allora ho deciso che bisognava fare dei cambiamenti sostanziali, sradicare chi era convinto che fosse il padrone della società, che in realtà ha un padrone solo, un proprietario solo, che deve lavorare per il bene della società“.

BARONI

Infine il presidente Lotito elogia Marco Baroni, che dopo sette turni ha portato la Lazio al terzo posto, a parimerito proprio con gli sfidanti di domani: i bianconeri. “Abbiamo scelto un allenatore che parla il nostro stesso linguaggio, che ha fame e che vuole dimostrare. Anche sull’allenatore tutti mi hanno attaccato. Se ho intuizioni? Il pallone per tutti, il calcio per pochi“.
Claudio Lotito e Giorgia Rossi si rimettono in cammino dopo la parentesi allenatori. Arrivano alla foresteria, trovano chiusa la foresteria maschile e salgono a quella femminile, Lotito mostra qualche motto stampato e ben inciso sul muro e poi la visita in alcuni ambienti, prima di ricapitolare il tutto. “Ogni settore ha la sua area” commenta la conduttrice mentre segue il presidente. Provano qualche poltrona, Giorgia Rossi ne testa la comodità e dice ridendo: “Adesso sono io a fare il pisolino”.

LOTITO E IL SENATO

E a proposito, l’argomento si sposta poi sui presunti pisolini in Senato:
Il mio è un atteggiamento voluto, nel senso che chiudo gli occhi per concentrarmi. Apparentemente le persone pensano che io stia dormendo, in realtà ascolto tutto. Sono capitate trattative molto lunghe, che portavo alle 3.00 o alle 4.00 di mattina e tutti pensavano che io dormissi, poi gli raccontavano tutto quello che avevano detto (ride, ndr). Mi concentro, allontano la tensione e chiudo gli occhi, ma ascolto. Io sono sinestetico, voi lo chiamate multi-tasking, ho la capacità di usare più sensi contemporaneamente. Io parlo con quattro telefoni insieme, adesso di fatto ne ho tre, ne ho avuti anche cinque, il quarto è opzionale, lo uso in casi rari. Ancora vado in giro con i segnali di fumo. I miei telefoni sono analogici, io non sono tecnologico. Non ho nessun numero registrato, me li ricordo a memoria. Io sono contro i telefoni di ultima generazione. I giovani non capaci di inter-relazionarsi. Le persone non sono più in grado di capire neanche la mimica facciale, se si stanno dicendo la verità o una bugia. Sono anaffettivi“.

L’IMPORTANZA DEI TIFOSI

Il presidente di una squadra di calcio è un crocevia tra sentimenti di persone e ha l’obbligo di preservarli e tramandarli. Ha una responsabilità diversa che non è solo il profitto, ma portare il sorriso nelle case della gente, aiutare i più svantaggiati. Io faccio volare l’aquila e ha un costo, ma io lo faccio per regalare sorrisi ai bambini, ci sono cose che vanno fatte con il cuore. Ci sono tante persone che vivono perché c’è la Lazio, poi magari soffrono da un punto di vista fisico, economico, sociale. Vedono, però, la loro squadra del cuore e mettono da parte questi problemi. Io alla squadra dico di scendere in campo per questa gente, di dare il 300%, di vincere a tutti i costi. Se lo fanno danno emozione a quelle persone che vivono per loro, loro esistono perché esistono i tifosi, altrimenti non sarebbero nessuno“.

LA STORIA DI MARIO

Lotito parla anche della vicenda del signore disoccupato a cui ha dato una mano trovargli un lavoro: “Sono rimasto stupito e basito di quello che ho fatto. Ma uno come me, che apre il giornale insieme a sua moglie, e legge di una persona che si accascia a terra perché erano tre giorni che non mangiava e gli stavano staccando il gas e la luce, che tornava a casa con un figlio piccolo fingendo nei suoi confronti e che non aveva la possibilità di sfamarlo. Tutti parlano, io ho detto a mia moglie di chiamare il Messaggero, per evitare accusa di strumentalizzazione. Mia moglie ha chiamato al centralino del Messaggero, ha detto il cognome, le hanno chiesto se fosse mia moglie e ha risposto ‘purtroppo sì’, facendo una battuta. Quando abbiamo ottenuto il numero e risolto il problema del trasporto, gli abbiamo fatto un bonifico bancario perché gli staccavano luce e gas come anticipo sullo stipendio. Ci immedesimiamo nella situazione di questa gente. Se io fossi stato quella persona mi sarebbe piaciuto avere qualcuno che mi dà una mano? Noi dobbiamo far questo. Io ho preso la Lazio perché sono stato fortunato. Io posso dire nella vita di esser stato fortunato. Capace? Può darsi, però ho avuto anche fortuna. Quanta gente c’è più brava di me che non ha avuto le mie possibilità? Io voglio ridare al territorio quello che ho avuto“.

L’ESONERO DI DE ROSSI

L’intervista riprende poi con l’esonero di De Rossi: “Io De Rossi e Totti li ho conosciuti come calciatori. Onestamente è capitato di incontrarsi in ristoranti. Loro in modo educato si alzavano e venivano a salutarmi. C’era il rispetto della persona, non c’era rivalità. Sicuramente lui era uno legato alla storia della Roma e che viveva il suo rapporto con la squadra del cuore. C’era un’identità, c’era una simbiosi continua tra giocatori e club. Io non so però qual erano i rapporti con proprietà e spogliatoio, quindi non posso esprimermi sulla correttezza della decisione. Posso dire che era molto legato a quei colori“.

IMMOBILE

Immancabile inoltre un accenno sui recenti campioni della Lazio. Immobile in primis:: “Sono stato un padre di famiglia anche per Immobile. Ciro l’ho preso che veniva da una situazione non performante all’estero. Quando è venuto qui lo abbiamo trattato come fosse un figlio, poi lui ha fatto il suo, in campo ci andava in lui. Ha dimostrato di essere una persona che aveva delle qualità, parlano i suoi gol e le sue prestazioni. Ha deciso di andare via, è stata una sua scelta e io l’ho accontentato“.

LUIS ALBERTO

Lui è una persona molto particolare. Ha un umore altalenante. Chiedeva a tutti i costi il rinnovo del contratto e glielo abbiamo dato, poi ha cominciato a fare bizze. Una persona che non riesce a vivere in un contesto dove ci sono interessi comuni. Lui vuole stare al centro di sé stesso. Non è pensabile vivere in un contesto in cui i dovere sono degli altri e i diritti di una persona. Questo è impossibile“.

KLOSE

Klose è un grande campione. Ricorderò sempre una cosa che mi è rimasta scolpita nella memoria. Lui arriva a Roma nel giorno del suo compleanno, andammo a mangiare al ristorante con lui e la moglie. Gli feci trovare una torta con una candelina, abbiamo festeggiato e a una certa ora mi disse che doveva andare a riposare che il giorno dopo si sarebbe dovuto allenare. La professionalità era top. I giocatori si dividono in: normali, buoni, ottimi, campioni. I campioni si vedono da questi atteggiamenti“.
L’intervista al presidente della Lazio Lotito è alle sua battute finali e le immagini tornano sul giro esplorativo di Formello. Lotito porta la conduttrice nella sala video della squadra, tanto cara a Maurizio Sarri. Poi il garage, la parte esterna, i campi, la foresteria e il ristorante, i ringraziamenti e i saluti e concludono il tutto.

Foto da S.S. Lazio –  Articolo a cura di Marco Lanari –  Sportpress24.com 

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