Clelia Sessa: “Io e papà insieme sul lago anche saltando la scuola”

L’ intervista di Clelia Sessa, 26 anni, piemontese (di Belgirate, Verbano-Cusio-Ossola) è nel team di Luna Rossa Prada Pirelli. Giovanissima, è stata la prima donna ad entrare nella squadra di meccatronica dell’imbarcazione che in queste settimane disputa la Louis Vuitton Cup, con semifinale garantita.

Ora affronterete gli svizzeri di Alinghi, quali sensazioni?

«Alinghi è cresciuto tanto in questi giorni di regata, ma le sensazioni sono buone. Abbiamo già avuto modo di affrontarli nei Round Robin 1, ma non vanno sicuramente sottovalutati».

Su cosa è importante concentrarsi ora?

Clelia Sessa risponde:«Non sappiamo ancora se potremo scegliere l’avversario in semifinale, i giochi non sono ancora fatti. L’importante è mantenere la barca nella migliore condizione possibile ed essere pronti a risolvere qualsiasi problema»

Clelia Sessa, come nasce la passione per la vela?

«Sono cresciuta in barca, sul lago Maggiore. Mio padre è stato il comandante de Il Moro di Venezia e la mia famiglia è proprietaria di una società nautica a Belgirate. Ho iniziato ad andare in vela a 5 anni e mio padre è sempre stato il mio allenatore. Quando ero piccola alla mattina uscivamo di casa insieme e, se c’era un buon vento, decidevamo di andare in barca. Ogni tanto anche saltando scuola».

Le gare più importanti da velista?

«Ho iniziato a regatare sugli Optimist partecipando a varie competizioni, tra cui i campionati italiani. Poi sono arrivati i mondiali, l’ultimo nel 2021 con il Moth a Malcesine. Programmo di competere anche il prossimo anno».

Quando Clessia Sessa è entrata nel team di Luna Rossa Prada Pirelli?

«Nel 2022. Mi trovavo a Cagliari per una regata di 69F e ho fatto il colloquio per Luna Rossa Prada Pirelli. Ho vissuto due anni e mezzo a Cagliari, dove abbiamo lavorato alla progettazione della barca che oggi è in gara. A giugno siamo approdati a Barcellona e ora seguiamo le regate sia da terra che in acqua».

In cosa consiste il suo lavoro?

«Il mio team lavora sulla progettazione, sul testing e, infine, sulla gara. Ci occupiamo di sistemi onwater FCS, gestendo un sistema che unisce idraulica ed elettronica, quindi lavoriamo su software e hardware trattando anche elementi come biciclette, flaps e timone. Il lavoro prevede un continuo contatto con l’imbarcazione. Dove è Luna Rossa Prada Pirelli ci sono anche io».

Il sogno di una vita?

«Decisamente. Non ho mai voluto fare la velista e basta, al contrario ho sempre desiderato entrare nel vivo di questo sport: capire la barca, idearla nei dettagli e gestirla. La Coppa America è il sogno di ogni velista, ma immaginare di farla nel mio ruolo è spettacolare. Ho seguito Luna Rossa Prada Pirelli dai primi step della progettazione fino alle gare in corso. In competizione monitoriamo i dati e regoliamo i parametri, si tratta di un lavoro stressante ma fondamentale. Devo dire però che non esiste ansia per una regata difficile. Anche le condizioni più estreme non riescono a smorzare quel lato di divertimento che è sempre presente».

Prima donna nel team di meccatronica. Questo come la fa sentire?

«Sento di rappresentare tutte le donne che, per la prima volta, entrano in un settore. È una soddisfazione. Penso alla mia nipotina, che ora ha due anni. Mi piace pensare che, se lei vorrà fare questo mestiere, avrà già un percorso tracciato. Tutto ciò vale per lei ma anche per le altre professioniste che vorranno entrare in questo mondo».

La sua età è un limite?

«Non sono più la più giovane, di recente sono entrati in squadra altri due ragazzi. Comunque, all’inizio ho pensato che lo fosse ma ora considero il mio team come una seconda famiglia. Condividiamo emozioni molto forti durante le gare. L’età non conta, conta la professionalità. E poi ho come riferimento gli insegnamenti di mio padre».

I più importanti?

«Non bisogna mai smettere di crescere. Anche quando si ritiene di aver trovato la configurazione perfetta, anche quando si è convinti di aver fatto bene, non bisogna mai fermarsi al risultato ma cercare di migliorarsi sempre di più. Un altro consiglio: avere il carattere più aperto possibile. Capita di dare una risposta sbagliata o, ancora peggio, di riceverla. Ma non bisogna mai farsi offuscare dal momento. È meglio accogliere le critiche e lavorare con positività per la squadra».

Nasce come donna di lago per poi diventare di mare?

«Ho regatato ovunque, in Europa e nel mondo, però per me il lago Maggiore è casa. Tanto che preferisco andare in vela al lago rispetto a uscire in mare. È anomalo, ma il sale proprio non mi piace».

Uno sport per il quale serve creatività?

«Andare in barca è puro sentimento, creatività e intuito. Guardando il campo di regata, è necessario decidere una strategia prima della partenza interpretando quello che si vede in acqua, le raffiche, immaginare cosa potrà variare nel corso della gara. Ci troviamo ad affrontare tormente, piogge torrenziali, piatte senza vento, caldo, freddo, stanchezza, occhi che bruciano e mani che fanno male. Se non ci fossero cuore e passione, non saremmo in grado di portare avanti questo sport. E anche in sala di controllo è fondamentale la capacità di problem solving e in questo la creatività aiuta».

Previsioni e speranze per l’America’s Cup?

«La semifinale della Louis Vuitton Cup è certa, ma non diciamo nient’altro per scaramanzia. Indubbiamente speriamo nel miglior risultato possibile e siamo pronti a dare il massimo per raggiungere l’America’s Cup. E magari anche vincerla: sarebbe la prima volta nella storia per un’imbarcazione italiana».

Foto da X – Articolo di Guglielmi Dario – Sportpress24.com

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