Nella festa dell’Olimpico, tra gli abbracci del popolo laziale, accorso in 55.000, a mister Eriksson e le lacrime di Felipe Anderson al suo samba d’addio, la Lazio si prende il punto, contro il retrocesso Sassuolo, che serviva per blindare la qualificazione in Europa League.
È l’ottava qualificazione europea consecutiva (2 in Champions, 6 in Europa League), altro che mediocrità, questa si chiama continuità ad alti livelli.
D’altronde il 26 maggio non poteva che essere un giorno di festa per tutti. La gara non ha avuto scossoni particolari.
La Lazio ha provato ad alzare i ritmi, ma non era serata, e quindi i neroverdi di Ballardin hanno avuto gioco facile, disputando una prova più che onorevole.
Dopo la punizione vincente di Zaccagni, ecco l’ennesima dormita difensiva (e l’ennesima rimonta subita) che consente a Viti di regalare agli emiliani l’ultimo punto della serie A.
Giro di campo a fine partita per un 26 maggio da archiviare con moderata soddisfazione per l’obiettivo europeo raggiunto.
Ora la società di Lotito dovrà programmare la nuova Lazio di Tudor (dal suo arrivo 18 punti in 9 gare, media esatta di 2 punti a partita) che possa far salire ancora più in alto i biancazzurri.
Una festa che Eriksson ricorderà, cosi come tutti i tifosi biancocelesti. Dove osano le aquile.
Articolo a cura di Carlo Cagnetti – Sportpress24.com