ESCLUSIVA – Kenia Fernandes racconta il suo amore per l’Atletica Leggera

Da tempo tanti spettatori ammirano praticamente tutte le sere la sua bellezza ed i suoi fantastici passi di samba accompagnati da un bellissimo sorriso che mette tanta allegria.

Stiamo parlando di Kenia Fernandes, “La Brasiliana” del famoso quiz game condotto da Paolo Bonolis su Canale 5 “Avanti un Altro“.

Kenia ci ha raccontato in ESCLUSIVA ai nostri microfoni il suo amore per l’Atletica Leggera e tutte le meravigliose emozioni che può dare questo sport. Di seguito le sue parole:

Come è nata questa tua passione per l’Atletica Leggera? E quando?

Da quando sono bambina ho sempre fatto tutti gli sport. Perché siccome la mia famiglia era molto umile e non poteva pagarmi i corsi per farmi fare per es. scuola di nuoto, ballo etc. e a me piaceva tantissimo fare sport e stare in movimento, allora quando a scuola creavano i gruppi, le squadre, per i vari sport io andavo lì e mi mettevo sempre a disposizione.

Quindi ho fatto praticamente tutti gli sport nell’ambito scolastico, non c’è né uno che non ho fatto: dalla pallacanestro all’handball. Finché un giorno cercavano dei ragazzi/e per la squadra di Atletica e quando l’ho fatta mi sono ritrovata.

Cioè finché ho fatto tutti gli altri sport mi divertivo sì, facevo le gare, le competizioni, etc. ma quando ho cominciato a fare Atletica e sono andata a fare le gare e ho visto che ero abbastanza brava e mi piaceva allora lì mi sono detta “ho trovato il mio posto nel mondo”.

Per quanto mi potessero piacere anche gli altri, qui mi sono detta: “questo è il mio sport”.

Poi era tutto molto distante. Io abitavo a quasi 2 ore da dove mi dovevo allenare ed era molto impegnativo.

Andavo a scuola la mattina presto,  finita la scuola andavo in questo circolo sportivo che stava a 20 minuti dalla mia scuola e siccome mi avevano dato una borsa di studio sportiva, arrivavo lì, mi davano il pranzo, facevo i compiti e verso le 15:30 mi allenavo e finivo alle 18.

Poi doccia e alle 19 cenavo lì poi andavo a casa ed arrivavo per le 20:30 circa distrutta. Il girono dopo ricominciavo. 

Questa borsa di studi l’ho vinta facendo delle gare con la scuola. L’allenatore di una squadra mi ha vista mentre gareggiavo per la mia scuola e mi ha chiamata dicendo di venire a fare Atletica nel loro Circolo.

Loro avevano delle borse per gli atleti ed hanno investito su di me. E grazie a questa borsa di studi mi stimolavano ulteriormente e mi mettevano nelle migliori condizioni di fare Atletica.

Dovevo metterci solo la voglia di farla. Poi ho avuto appunto l’infortunio e dopo l’infortunio non ho più ripreso perché non avevo l’appoggio di nessuno e poi nella mia squadra stavano cambiando un po’ di cose.

Quando ho cominciato a fare atletica che avevo 13/14 anni e l’ho fatta fino ai 15. Poi ho avuto una lesione brutta, ho fratturato una vertebra lombare, e ho dovuto lasciare.

Ho fatto tutto il percorso terapeutico che è durato un annetto.

Portare il bustino, per una ragazzina di 16 anni era dura. Però l’ho fatto e quando è finito il tutto ed ero guarita volevo tantissimo continuare, però sentivo dolore e avevo paura.

Mi sentivo anche sola perché non mi sentivo supportata. Poi, quando sono guarita, ho dovuto ricominciare da capo.

Trovai una nuova squadra durante il mio recupero fisioterapico: l’allenatore di una delle squadre più importanti di San Paolo per il salto con l’asta (fino a qualche anno fa allenava la nazionale di Atletica in Brasile). Io non avevo mai fatto salto con l’asta.

Io ho iniziato facendo salto in alto e salto in lungo. Poi dopo ho cominciato a fare velocità e mi sono fatta male.

Comunque mentre facevo il trattamento, questo allenatore mi ha vista chiedendomi se da ragazzina ho fatto ginnastica artistica e quando gli ho detto Sì mi ha detto di venire per fare un test.

Appena guarisco faccio questo test, anche se sentivo ancora dolore e avevo paura di rifarmi male, tuttavia il test andò bene e mi propongono la borsa di studi per atleti.

Mi sono allenata con loro per 2 mesi per lì era ancora più lontano da casa mia (es. la stessa distanza che c’è da Ponte Milvio a Civitavecchia) e poco dopo ho dovuto lasciare. 

L’aver voluto fare tanti sport dimostra una grande voglia di mettersi in gioco senza precludersi nulla e non è una cosa da poco:

Sì io mi sono sempre messa in gioco. Lo sport mi è sempre stato dentro. Anche per es. a lezione di educazione fisica ad un certo punto il professore ci dava la possibilità di fare quello che volevamo.

I maschietti andavano a giocare a calcio, le femmine a pallavolo o altri giochi da ragazze con la corda. Io facevo 5 minuti con le femmine poi mi stufavo perché per me erano cavolate quelle cose che facevano.

Non sentivo la rivalità, ed io che sono sempre stata molto grossa, qualsiasi cosa facevo con loro alla fine vincevo.

Per es. facevamo pallamano? Stavo in porta perché se no colpivo e segnavo sempre perché come tiravo scapavano spaventate perché ero più alta e grossa delle mie coetanee.

Con le ragazze vincevo sempre tuto lì per lì e questo mi annoiava perché non c’era competizione e allora andavo in mezzo ai maschi.

Ma loro non volevano che giocassi con loro. Allora andavo dal professore e gli imponeva di farmi giocare. Alla fine non toccavo palla ma pur di stare la in mezzo mi andava bene.

Appena il professore si allontanava loro mi escludevano e allora io mi sedevo in mezzo al campo e dicevo “se non mi fate giocare io non vi faccio giocare”.

Mi sdraiavo o andavo da loro e gli portavo via il pallone e scappavo, pur di giocare.

Alla fine io nella mia infanzia ho giocato poco con le ragazze, sono stata praticamente un maschiaccio perché giocavo sempre con i maschi, era molto più divertente per me (ride, ndr).

Ognuno deve fare quello che si sente di fare” 

A  distanza di anni dal brutto infortunio che hai avuto hai deciso di tornare a praticare Atletica Leggera, ciò dimostra che la passione incredibile che nutri per questo sport. Qual è stata la scintilla che ti ha fatto decidere di tornare?

Allora, ho lasciato l’atletica che avevo 16 anni circa, poi a 20 anni mi sono trasferita in Italia e l’ho ripresa che avevo 22.

Diciamo che sono passati sì diversi anni e riprendere dopo tempo a fare sport a livello agonistico non è facile. Cosa mi ha spinto?

Quando sono entrata all’Università al Foro Italico per fare Scienze motorie lì c’erano i gruppi sportivi e c’era anche quello di atletica.

Lì per lì i miei occhi si sono illuminati d’immenso. Ho pensato, vado lì e vedo, vediamo che succede. Arrivo lì e, dopo anni che non mi allenavo, faccio il test.

Dovevamo fare un 1000, un 60, un salto in lungo da fermo, etc. li faccio, escono le graduatorie con i nomi di chi doveva entrare o meno in squadra ed io non lo avevo superato.

Però un giorno incontro la professoressa di Atletica all’Università e mi dice di venire lo stesso anche se non aveva superato il test perché con quel fisico qualcosa si poteva tirare fuori.

Così comincia ad allenarsi e da lì è ripartito il tutto.

Ma io il test non lo avevo superato perché ero ferma da talmente tanto tempo che non era andata bene ma poi ho recuperato.

Ho fatto i campionati nazionali universitari abbiamo vinto medaglie ed è stato bellissimo. Ho fatto delle gare con l’Università ed è stato veramente molto bello.

Quindi il mio rapporto con l’Atletica Leggera è ripartito in modo un po’ inaspettato, è capitato. E devo dire che le cose più belle nella mia vita…capitano sempre“.

Un po’ per caso possiamo dire?

Mah, io non credo al caso. Penso che niente succeda per caso, però magari capitano in momenti che neanche mi aspettavo e semplicemente accadono.

Poi è normale che magari abbiamo dei piani e dei progetti, ma tante volte delle cose che non ci aspettiamo capitano e rimaniamo anche un po’ sorpresi e poi quando andiamo a vedere quella cosa ci rendiamo conto che doveva in qualche modo andare in quella maniera.

Guarda, io sono Cristiana e dico sempre che non credo nel destino e che quindi una cosa nella mia vita doveva andare così…io a quello non redo ma credo che ci sono delle cose che sono “per il nostro bene” e che con l’aiuto divino ci possono capitare ma nonostante ciò possiamo comunque scegliere di fare quella cosa o no.

Siamo padroni del nostro destino, però io credo che nulla succede per caso.

Io credo che le che le cose succedono non perché devono succedere ma succedono perché sarebbe la cosa migliore per te in quel momento lì.

Poi subito dopo ci sarà un altro episodio che se tu quella cosa lì la accetti o la fai magari è meglio per te, e mi sono resa conto di questa cosa in tanti momenti nella mia vita e mi dicevo “Vedi? Allora non è un caso che è successa quella cosa là”.

Almeno per me c’è questo senso.poi ognuno ha il senso suo.

Nella tua vita hai fatto tanti sport: Calcio, Basket, Nuoto, Pallavolo, etc. Come mai non ti hanno conquistata? Che soddisfazione ti da l’Atletica Leggera che gli altri sport non ti hanno o ti hanno dato?

Pensa che all’Università con tutto che mi allenavo per l’Atletica leggera non ho preso la lode mentre a calcio sì (ride, ndr).

Comunque rispetto agli altri sporto L’Atletica Leggera mi ha dato l’Individualità. Anche lì ci può essere la squadra, ma è uno sport individuale a prescindere. Se sempre Te e Te. Il bello dell’Atletica è che tu gareggi per te stesso.

Poi anche se tu appartieni ad una squadra e hai degli amici che stanno in un’altra squadra, lì non è come nel calcio, o qualsiasi altro sport, dove se sei in tribuna e c’è il tuo amico che è nella squadra avversaria tu non puoi  fare il tifo anche per lui.

Nel calcio questo sarebbe visto che una cosa assurda. Per es. tu tifi per l’Italia che gioca contro il Portogallo, ecco tu non è che dalla tribuna puoi fare il tifo per Cristiano Ronaldo perché poi cominciano a guardarti male perché non si fa, quello è l’avversario.

In Atletica non funziona così. Tu il Cristiano Ronaldo che non è nella tua squadra ma nell’altra lo puoi tifare e applaudire, perché lì si tifa per ogni atleta.

La maglia della squadra non conta così tanto. Conta solo quando una volta all’anno c’è una competizione che si chiama “Campionato di società” lì sì c’è una società contro l’altra.

Allora lì sì è simile al calcio e facciamo il tifo per i nostri compagni di squadra che stanno gareggiando. Però a parte quando c’è il campionato di società, noi stiamo lì per gareggiare e per fare il tifo per tutti.

Quindi il bello dell’Atletica è questo. Quando parlo di individualità io intendo il fatto che: il bello…non è battere l’altro ma è battere se stessi.

Questa è la parte più bella dell’atletica secondo me, perché in tutti gli altri sport tu per andare bene per forza devi battere un’altra persona, non puoi vincere se tu non batti l’altro.

Poi magari mi dirai che in Atletica come fai a non vincere se non batti l’altro? Ok, ma io magari oggi faccio una gara, posso anche non vincerla ma se io faccio il mio tempo personale…per me ho già vinto.

Magari arrivo 4a magari ultima in una finale nazionale…però ho fatto un tempo personale, ossia ho fatto un record personale…a me non interessa che non ho vinto.

Se ho fatto il mio record personale vuol dire che oggi ho gareggiato come non mai.

Se faccio i 100 metri e fatto il mio record personale vuol dire che oggi, anche se non ho vinto, sono stati i migliori 100 metri che ho mai fatto perché ho fatto il mio miglior tempo.

Quindi non mi interessa se poi non ho vinto.

Quindi questo è quello che mi piace l’Atletica leggera cioè questo superare sé stessi, sempre, ogni giorno. E’ un superamento di sé stessi ogni giorno.

Noi non puntiamo a battere il più forte. No! Non ci interessa, io voglio battere me stessa.

Se poi un anno non vado bene , pazienza. L’anno dopo recupero.

Quindi basandomi su me stessa so che quest’anno sto andando meglio oppure no, quindi secondo me questo è quello che, tra tutti gli sport, mi ha toccato di più.

Ma non è un pensiero solo mio, è un pensiero di praticamente tutti quelli che fanno Atletica Leggera.

Chi fa questo sport, ragiona così. E’ un pensiero spontaneo”.

Dicono che il Rugby è un “sport nobile” che insegna la lealtà sportiva ed il rispetto dell’avversario. Secondo te cosa insegna l’Atletica Leggera?

“Nel Rugby nonostante ti trovi questi omoni grossi che si sfondano tra loro, trovi nobiltà, trovi rispetto ed una lealtà incredibile. Se l’Arbitro dice A è A e tutti stanno zitti, cosa che in altri sport come nel calcio non vedi e quello a me urta.

L’Atletica ti insegna a superare se stessi, migliorarsi ogni giorno, il fatto che tu non devi per forza battere l’altro ma sopratutto te stesso/a. Poi soprattutto insegna la perseveranza, perché l’atletica è uno sport che tu non puoi bypassare e “far finta di”.

Cioè, se tu fai Basket o Calcio ed un giorno non ti va di allenarti  tanto…magari stai un po’ lì così e ti metti un po’ nascosto e tra una cosa e l’altra il tempo passa e puoi sfuggire all’allenamento.

Con l’Atletica non puoi sfuggire perché tu hai un cronometro con cui ogni giorno hai a che fare. E quello non ti lascia sfuggire quindi tu non puoi mentire ne a te stesso ne a nessun altro.

Perché se magari in un altro sport per un mese non ti va di allenarti perché sei demotivato o altro, tu in quel modo stai ingannando gli altri ma soprattutto te stesso.

Con l’Atletica non inganni te stesso, anzi, ogni giorno ascolti te stesso. Tu lo sia, tu sei consapevole ogni giorno di come stai a livello fisico. Affronti l’esame con te stesso tutti i giorni. Non serve che aspetti la gara per capirlo come stai andando, no, tu lo sai ogni giorno perché ogni giorno hai il tuo riscontro.

L’Atletica insegna molto anche a essere pazienti, insegna che tutto va costruito nel tempo.

Non puoi pretendere di avere dei risultati così dall’oggi al domani. E’ un percorso e quindi appunto ti insegna ad essere paziente, a saper aspettare e a rispettare questa crescita che deve essere fatta in maniera graduale e quindi serve tanta pazienza. Poi, seppur poche, ci sono delle regole nell’atletica e tu lì sai che se non rispetti quella minima regola…non va bene.

Sono regole che puoi piangere quanto vuoi dopo ma se non le rispetti non vai da nessuna parte.

Se c’è questa bellissima mentalità da parte di chi pratica questo sport, perchè anche qui alcuni ricorrono al doping?  

“Lì è una questione di carattere o di mentalità personale, non c’è niente da fare. Almeno secondo me. Non saprei cosa dire perché è una cosa tanto lontana da me.

Ma penso sia per quello, cioè che è una questione di mentalità e di voler trovare un modo di riuscire ad andare oltre propri limiti, perché magari pensi di essere già arrivato al massimo e non puoi più con le sole tue forze e magari cerchi un aiutino”.

Da quanto hai ripreso l’atletica ti dedichi solo alla corsa o ti applichi anche in altre categorie (salto in lungo, etc.)?

Ho iniziato con il salto in alto ed in lungo ma succede che poi ho iniziato a correre. Anche perché avevamo capito che non avevo i piedi adatti per fare i salti. Devi avere una certa predisposizione se no non riesci a saltare quanto vorresti.

E quindi mi sono dedicata alla corsa e ho cominciato a fare velocità nei 400 metri. Poi dopo alcuni anni ho anche fatto le prove multiple, il c.d. Eptathlon.

L’Eptathlon sono sostanzialmente 7 gare svolte in 2 giorni (per le donne. Per i maschi è il Decathlon perché sono 10) e sono: 100 metri ostacoli, 200 metri, 800 metri, poi il salto in alto, salto in lungo, poi il getto del peso ed il giavellotto.

Quindi ho fatto le prove multiple, o meglio, mi sono preparata per fare le prove multiple poi una settimana prima del mio esordio mi sono rotta il piede. Sì dovevo gareggiare allo Stadio della Farnesina, c’era il campionato regionale di prove multiple.

Il fine settimana prima ho fatto il Trofeo Stadion qui e ho vinto.

Ero felicissima, poi ho fatto anche il salto in alto quel giorno perché la mia allenatrice voleva che lo facessi anche se io non volevo.

Ma lei insisteva e allora ho fatto la gara ma mi sono rotta il piede e questo mi ha impedito di fare l’esordio nelle prove multiple. Peccato perché mi ero preparata bene ed è stato impegnativo.

Pensa,  già preparare un 100 metri è impegnativo, immagina se devi preparare 7 gare. Facevo doppi allenamenti tutti i giorni due volte al giorno, solo la domenica avevo libera. Era veramente impegnativissimo.

Poi dopo che mi sono rotta il piede ho lasciato le multiple e mi sono dedicata alla velocità. Però il saper fare tante categorie è un vantaggio per una società perché sei in grado di coprire tutte le gare. Ci sono infatti società che non hanno atleti che possono coprire tutte le specialità.

Quindi questa mia caratteristica  una cosa che mi ha avvantaggiata perché una società quando mi prendeva sapeva che se aveva bisogno c’era una Kenia che poteva fare un peso, un giavellotto, un Jolly in altre parole e questo mi ha aiutato parecchio sia per me come atleta ma anche a livello di insegnamento.

Perché siccome insegnavo Atletica, l’aver fatto l’Eptathlon mi ha aiutato ancora di più per poi insegnare queste diverse specialità.

Del resto non è che se uno fa Atletica e corre allora sarà bravo a insegnare a saltare ed a lanciare. Perché sono attività molto specifiche“. 

Quindi sei anche insegnante di Atletica. Pensi di prenderla in considerazione come carriera per il futuro?

“Ho insegnato Atletica leggera per 6 anni allo Stadio dei Marmi nella scuola della FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera) ed è stato bellissimo.

Sì sicuramente più in là ritornerò a farlo. Oggi faccio quello che faccio, non sto lavorando nel mondo dello sport, l’ho messo un attimo in stand-by in un cassetto. Però sicuramente lo riaprirò e riprenderò da lì”. 

Da amante dell’Atletica Leggera, possiamo dire che attendi i mondiali, europei, olimpiadi, come i calcioli attendono le rispettive competizioni calcistiche? 

“Li seguo li seguo. Poi ovvio se devo lavorare e devo fare le cose no anche se poi tanto uno recupera col fatto che si può vedere tutto su internet poi quelle gare li sono talmente brevi, durano secondi.

Non è che non vado a lavoro per vedere i 100 metri (ride, ndr).

Poi se sto a casa li seguo e vedo tutto. Se non son a casa comunque i risultati li vedo a vedere… no no li seguo abbastanza bene. Poi il prossimo anno avremo gli Europei a Roma”.

In Italia il calcio la fa da padrone, questo sporto non ti appassiona (a parte quando gioca la nazionale del Brasile)?

No no mi piace il calcio, non mi piace il comportamento degli atleti ed anche di molte persone che seguono il calcio. Però il calcio mi piace da sempre.

In Brasile nessuno guarda la partita seduto, la partita si guarda in piedi, tutti abbracciati ad urlare dall’inizio alla fine, non è come in Italia che spesso si esulta al goal applausi e tutto finito.

No per me così è noioso perché per me vedere la partita allo stadio vuol dire uscire da lì senza voce.

Questo per me è vedere la partita allo Stadio ed io così vedevo le partite quando stavo in Brasile”. 

Ormai sei si adozione italiana, come vivresti un’ipotetica finale Brasile-Italia?

Tifo Brasile, è inevitabile. l’Italia è una seconda casa, arriva purtroppo dopo.

Nel senso: per 20 anni sono stata in Brasile, mentre sono da 15 anni in Italia. Diciamo che quando pareggerò gli anni allora lì già sarà diverso (ride, ndr).

Però fino ad allora mi posso giustificare con il fatto che per più tempo sono stata in Brasile, mettiamola così.

Però è difficile perché è ovvio che tifo anche per l’Italia, però per il Brasile c’è qualcosa che pesa di più. Al momento le probabilità che si incontrino sono poche (ride, ndr)”.

Sai che qui nella capitale c’è un’eterna lotta tra la Lazio e i rivali giallorossi. Tu per quale squadra tifi?

“Sono tifosa Juventina simpatizzante Lazio però. Me lo chiedono tutti come mai tifo Juventus visto che sono a Roma ma a me piace la Juve.

Quando sono arrivata in Italia, guardavo le partite, ho guardato tutte le squadre e li mi sono detta “mi piace la Juve”, al cuore non si comanda (ride, ndr).

Anche se non seguo così tanto. Cioè dico che tifo Juve ma sostanzialmente se m chiedi chi giocherà io non lo so (ride, ndr), però tifo.

In Brasile invece tifo il Corinthians ed ora che ci penso i colori richiamo quelli della Juventus, forse è anche per questo accomunamento che ho scelto la Juve”.

Tornando all’Atletica, tempo fa su Instagram hai scritto di essere arrivata sopra di 3 decimi sopra al tuo record personale nei 100 metri. Sei riuscita a migliorarti ulteriormente? 

“Purtroppo no. Allora, dopo 5 anni che sono stata ferma ho ripreso ad allenarmi (ormai sono 2 anni che mi alleno) comunque dopo essere stata ferma ho fatto un 100 metri dove stavo con il mio tempo che era appunto 3 decimi sopra al mio record personale, quindi molto vicino e visto che erano passati 5 anni dove non mi allenavo è comunque ottimo visto che più cresce  più vai avanti e più è dura scendere con i tempi.

Però non ci sono più riuscita perché quest’anno che stavo andando benissimo alla mia prima gara mi sono infortunata a Maggio di quest’anno.

Ho avuto una lesione al bicipite femorale in zona tendinea che è passato ma è rimasta l’infiammazione che, con il ballo, non passa.

Quando potrò stare ferma recupererò. Aspetto quanto devo aspettare poi tanto torno a correre, è più forte di me non ce la faccio a non farlo. Io poi odio la palestra, non mi dà la soddisfazione che invece mi da la corsa.

Quella fatica che sento dopo che finisco gli allenamenti dove sembra che sto morendo…è bellissimo”. 

La società dove pratichi atletica è la Nissolino Corsi. Come sei arrivata in questa società? E com’è il tuo rapporto con le tue compagne ed i compagni di squadra? Ti vedono come Kenia la show girl di “Avanti un Altro” oppure semplicemente come Kenia la compagna di squadra?

“La Nissolino è una nuova società nata da 3 anni. Quando ho ripreso a fare Atletica 2 anni e mezzo fa, misi un post sui social dove cercavo una società e mi hanno contattato loro perché avevano appena creato la società e cercavano egli atleti.

E, visto che sono un’atleta multipla potevo degli una mano a coprire qualche gara e così sono andata da loro. Ci sono tanti ragazzi appassionati e di alto livello.

Anche Ricci che è andato a fare i mondiali quindi, nonostante è una squadra nuova sta crescendo tanto e sono molto contenta perché tutti i ragazzi che stanno li dentro sono tutti appassionati e ci mettono il cuore e sono molto contenta di farne parte.

Il rapporto con le/i compagne/i? Andiamo tutti d’accordo, secondo me mi vedono come una compagna di squadra e basta. Non ho mai avvertito che qualcuno si avvicini a me per il personaggio “Kenia”.

Io riesco più facilmente a rapportarmi con i maschietti, vado a fare casino insieme a loro soprattutto durante le gare (ride, ndr)”. 

C’è qualcosa dell’atletica che proprio non digerisci? 

“Sì i “Tapascioni” (ride, ndr). Diciamo che sono gli atleti che fanno lo distanze lunghe. Io ci scherzo sempre con loro su questa cosa.

Ho degli amici che fanno i 5000, 10000, queste distanze qua e gli dico che per me oltre i 400 metri sono tutti Tapascioni.

Dai 401 metri in poi per me è un altro sport non è più atletica e loro ridono. Diciamo che 100, 200, 400 e 800 metri è velocità, poi ci sono i 1500 ed i 3000 siepi che vengono considerati mezzo fondo veloce. Poi quando passi alla mezza maratona e maratona, quello è fondo.

Quindi ci scherzo sopra. Più che altro è che non li capisco ma ci sta. Così chi bravo a giocare con le mani non capisce chi è bravo a giocare con i piedi e viceversa.

Quindi scherzando dico così però l’Atletica secondo me è tutta bella. Infatti quando vai a vedere una gara di uno che fa i 5000 è bello perché so quanta fatica c’è dietro.

Calcia che ogni giro sono 400 metri quindi circa 14 giri. Quindi per concludere ribadisco che mi piace tutto dell’Atletica”.

Ringraziamo Kenia Fernandes per la squisita gentilezza e disponibilità dimostrata durante l’intervista.

Foto dal profilo ufficiale di Kenia Fernandes – Articolo a cura di Marco Lanari – Sportpress24.com

Translate »