Serie A, adesso il problema è la Maglia 88 e violenza non sarà più

La Serie A prende atto di una decisione che nelle ultime ore ha fatto molto discutere.

Il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, per la prossima stagione ha infatti vietato il numero 88 sulla maglia dei calciatori.

Il provvedimento è stato inserito all’interno della dichiarazione di intenti per la lotta contro l’antisemitismo, sottoscritta il 27 giugno al Viminale.

L’88 sembra, dicono, che sia usato nei gruppi neonazisti per inneggiare Adolf Hitler (l’H è l’ottava lettera dell’alfabeto e quindi 88 ha il valore di HH, che è l’abbreviazione di “Heil Hitler”: il saluto nazista).

Di conseguenza, il Ministero dell’Interno in accordo con il mondo del calcio ha deciso di rimuovere il numero dalla Serie A.

LE DICHIARAZIONI DI PIANTEDOSI

“Nel codice etico delle società viene recepito il riferimento alla definizione internazionale di antisemitismo.

C’è quindi il divieto dell’uso da parte delle tifoserie di simboli che possano richiamare il nazismo.

La responsabilizzazione dei tesserati a tenere un linguaggio non discriminatorio in tutte le manifestazioni pubbliche.

La definizione delle modalità di interruzione delle partite in caso di episodi di discriminazione. Sarà inoltre valutato positivamente l’atteggiamento proattivo delle società in questo campo”.

LA SERIE A ACCETTA, MA SIAMO SICURI CHE L’88 SIA IL PROBLEMA?

La Serie A quindi vede vietarsi per la prossima stagione la maglia con il nr 88 e per esempio Pasalic dell’Atalanta e Toma Basic della Lazio, che nella scorsa stagione avevano il numero 88, nella prossima stagione dovranno trovare un altro numero.

Una scelta quella del Ministro dell’Interno che lascia molto perplessi visto che sinceramente in Italia i problemi sono ben altri.

Un numero su una maglia identifica un atteggiamento violento? Un semplice numero può inneggiare il nazismo e/o un personaggio come Hitler?

Significa che da ora in poi non vedremo più atti di violenza sugli spalti o nelle zone limitrofe? Non vedremo più allenatori scagliarsi verso gli arbitri?

Non ci saranno più giocatori arrabbiati verso decisioni e/o avversari?

Nel corso della prossima stagione avremo modo di verificare, ma sta di fatto che molte volte le scelte prese sono solo di carattere politico e nulla di più.

Poco c’entra con lo sport, per nulla con il calcio. Adesso il problema è l’88, domani?

Articolo a cura di Stefano Ghezzi – Sportpress24.com

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