Il caso conti Juventus ancora al centro del mirino, per la Procura di Torino ci sono notizie di reato e ora che le procure competenti nelle sei diverse città italiane hanno ricevuto gli atti, dovranno indagare.
Non una novità assoluta questo passaggio, ma qualcosa di atteso fin dalle prime battute dell’inchiesta sui conti della Juventus. La Procura di Torino, infatti, non può occuparsi direttamente dei club coinvolti nei rapporti da chiarire con la società bianconera, chiamando dunque in causa le procure competenti in altre città per approfondire la situazione.
L‘inchiesta Prisma sui conti della Juventus si allarga in altre città. La Procura di Torino, infatti, ha trasmesso una serie di carte dell’inchiesta alle procure di altre sei città italiane. Una iniziativa presa per ragioni di competenza territoriale e legata ai rapporti tra la Juventus e altre squadre coinvolte nelle operazioni di mercato finite sotto la lente di ingrandimento.
JUVENTUS SBUGA LA “CARTA MANDRAGORA”
‘Inchiesta Prisma starebbe per aprire nuovi fronti a circa un mese dall’udienza preliminare fissata il 27 marzo. Secondo quanto riferisce ‘Repubblica’, gli inquirenti stanno indagando su altri accordi segreti che riguardano le cessioni dei calciatori ad altri club, come Atalanta e Udinese, con formule e cifre differenti dai contratti depositati in Lega e formalizzati da scritture private per far quadrare i conti.
Altre scritture private riguarderebbero debiti con l’Atalanta per 14,5 milioni di euro non messi a bilancio. Gli impegni di riacquisto, non specificati nei contratti depositati in Lega, sarebbero per Mattiello (4 milioni), Muratore (4 milioni), Caldara (3,5 milioni) e Romero (3 milioni).
Nel mirino soprattutto la vicenda legata a Rolando Mandragora, giocatore che nell’estate del 2018, dopo due anni alla Juve, era stato acquistato per 20 milioni dall’Udinese, fruttando una plusvalenza di 13,7 milioni, e poi ricomprato a 10 milioni più sei di bonus dai bianconeri dopo l’infortunio al ginocchio, lasciando poi il centrocampista in prestito ai friulani. In pratica un obbligo di riscatto mascherato che ha portato in procura, come testimoni, lo stesso Mandragora, suo padre (che è anche l’agente), il vicepresidente dell’Udinese Stefano Campoccia e Maurizio Lombardo, oggi alla Roma e in passato alla Juventus. L’operazione, secondo l’ipotesi investigativa, avrebbe permesso alla società bianconera di iscrivere nel bilancio 2019 la plusvalenza e non il debito di 26 milioni.
Foto da Twitter – Articolo a cura di Guglielmi Dario – Sportpress24.com