Intervista esclusiva a Paolo Aiello, per tutti gli addetti ai lavori “Red”, direttore generale della Fortitudo Pomezia, che sta ben figurando da neopromossa nella serie A di calcio a 5.
Dopo un inizio con qualche stento, dovuto al noviziato da salto di categoria, ora la squadra sembra aver trovato i giusti equilibri. Questo vi da diritto a essere più ambiziosi?
Ovviamente tra la Serie A2 a quattro gironi, e la Serie A a 16 squadre il salto è molto più ampio di una sola categoria.
Aggiungi a tutto ciò la riforma sugli stranieri e sommaci le frizioni estive con Nuccorini, il gioco è fatto.
Sono cose che avrebbero potuto uccidere un elefante..ma la Fortitudo di Bizzaglia è dura a morire.
Detto ciò, non mi sembra il caso di fare voli pindarici, ma mi sento di confermare quello che era il mio pensiero estivo, quando ho concluso la squadra con gli ultimi due tasselli Campoy e Santos:
ossia, che essendo una neopromossa possiamo ambire ad un range che va dal quinto al decimo posto in base a come gireranno le situazioni.
Nella fase di rilancio della squadra, è stato fondamentale l’arrivo in panchina, dello spagnolo Julio Fernandez, tecnico esperto e titolato del nostro campionato. Cosa pensi a riguardo?
Se è stato chiamato in causa vuol dire che in quel momento c’erano dei problemi in particolare tra me e Nuccorini ma io resto coerente con il mio pensiero e ti dico che per me Alessandro Nuccorini è il miglior allenatore in circolazione.
Dal canto suo Julio Fernandez ha avuto la capacità di sposare appieno il nostro progetto e di dare fin da subito una identità di gioco alla squadra.
Se fino ad oggi non c’è stata una squadra avversaria che ci ha messo sotto sul il profilo del gioco è merito suo.
LA FAVOLA DI AIELLO
Quella che stai vivendo alla Fortitudo, ha i contorni di una favola, con la crescita costante, passando attraverso i campionati regionali e nazionali fino allo storico approdo nella massima serie. Tu che sei stato storico fautore di questa scalata, cosa puoi dirci riguardo le emozioni che avete regalato a una importante piazza come Pomezia?
Innanzitutto ci tengo a precisare due cose. La prima è che il salto di qualità non sarebbe mai stato possibile se non fossimo stati bravi a coinvolgere un imprenditore come Alessio Bizzaglia.
La seconda è che io senza Stefano Esposito, Daniele Loscrì e Andrea Parente, rigorosamente in ordine alfabetico, non sarei riuscito a fare nulla. Loro sono gli unici che possono capire le mie sensazioni.
Riguardo alla città di Pomezia non appena vinto il campionato di Serie B ed approdati in A2 riecheggiava in città il ricordo della stagione di Serie A del Ist. Ferro Pomezia a fine anni 90, e mi capitava spesso che per strada le persone mi chiedessero di riportare Pomezia in Serie A.
Rispondendo alla domanda precedente, avrai fatto un breve viaggio nella memoria sportiva. Quale sono le tue emozioni più grandi, o aneddoti particolari?
In un percorso così lungo ce ne sono diversi, di getto ti dico la festa per la vittoria del campionato di Serie D con una festa bellissima, e il fiume di lacrime che non riuscivo a contente quando Yeray ha siglato il quarto gol contro il Verona ed abbiamo capito che la Coppa Italia di A2 sarebbe tornata con noi a Pomezia.
GLI ARTIFICI DELLA FORTITUDO POMEZIA
Raccontaci un po’ meglio il tuo rapporto col vulcanico patron Bizzaglia, artefice principale del percorso sportivo, frutto di grandi investimenti.
Non ti nascondo che ormai è nato un qualcosa che va aldilà del rapporto Presidente-Direttore ma quella è una sfera personale e la tengo per me.
Posso solo dirti che è una persona di sentimenti ed a volte te li tira addosso… detto ciò io cerco di guadagnarmi quotidianamente la sua fiducia perché ci vuole poco a mettere un piede in fallo quando pensi di avere tutto a portata di mano.
Sempre a proposito di Bizzaglia ti dico che ancora non avete visto niente.
Quale giocatore ti ha sorpreso di più come rendimento della tua squadra?
Penso non sia corretto parlare dei singoli. Ovviamente so che non tutti i giocatori sono uguali ma per quanto mi riguarda guai a chi me li tocca.
Visto i tuoi forti trascorsi nel regionale, vuoi esprimere opinione riguardo le grandi critiche emerse in occasione della final four di serie C1?
Io sono un amante di questo sport, e me ne sono reso conto in pullman quando stavamo andando in trasferta; mentre i ragazzi stavano guardando una partita di Serie A io stavo vedendo la diretta della semifinale di Coppa di C1, perché erano coinvolti tanti miei amici.
La mia non vorrei fosse interpreta come una critica, ma penso sia stato un peccato disputarla in un campo non all’altezza della massima manifestazione regionale.
Oppure concedimi la battuta, sentire storpiare i nomi di mostri sacri di questo sport come Saul o Zé Renato. Come se a Udine anziché “Zico” dicessero “De Coimbra”.
Grazie Paolo, per il tempo che ci hai dedicato, un grosso in bocca al lupo per il prosieguo della stagione.
Articolo a cura di Roberto Martin – Sportpress24.com