L’ Autodromo di Monza compie 100 anni

L’autodromo di Monza nasce da un’idea di realizzare una pista permanente a seguito del fallimento delle auto italiane nel primo Gran Premio d’Italia del 1921. Dove le francesi Ballot 3/8 LC si imposero sulla Fiat, l’Alfa Romeo, la Lancia, l’Isotta Fraschini e la Maserati a Montichiari. Una vittoria schiacciante dei francesi quanto umiliante per le italiane.  Un risultato ottenuto grazie alla qualità delle gomme Pirelli. Consentendo a Goux ed a Chassagne, di percorrere i 30 giri del tracciato di 17,3 Km in 3 ore e mezza, senza soste ai box.

Un duro colpo per le squadre italiane: per vincere bisognava eseguire quei test che le auto francesi già facevano su circuiti chiusi, pretendendo quindi di avere, anche in Italia, una pista permanente adeguata per provare i bolidi in vista dei Gran Premi.

Quindi nel gennaio del 1922, con una delibera, l’Automobile Club di Milano approvò il progetto per la costruzione del circuito. La location individuata si trovava all’interno del parco di Monza. Per volontà dell’imperatore Bonaparte si realizzò il 14 settembre 1805 questo parco . L’obiettivo era quello di realizzare una tenuta agricola e una riserva di caccia di oltre 700 ettari. Nasce così l’attuale autodromo di Monza.

Agli albori del Novecento iniziano, le gare su tracciati da ripetersi più volte. Tra questi la Targa Florio voluta nel 1906 dal pilota e pioniere appassionato di motori Vincenzo Florio.

L’apertura ufficiale del nuovo autodromo di Monza posto all’interno dello splendido Parco Reale avviene il 3 settembre 1922 con il taglio del nastro fatto dal presidente del Consiglio, Luigi Facta, che dà il via alla gara per vetturette vinta da Pietro Bordino su una Fiat 501 modello corsa.

Il 10 settembre, lo stesso Bordino, stavolta su Fiat 804 6 cilindri, domina il secondo Gran Premio automobilistico d’Italia (80 giri in 5h43’13” media 139,855 km/h) davanti al compagno di marca Felice Nazzaro e a Pierre De Vizcaya su Bugatti T30.

L’ 8 settembre il primo Gran Premio motociclistico delle Nazioni (valido per il Campionato Europeo, l’attuale Motomondiale) fu dominato dai piloti italiani. Nella 350 Ernesto Gnesa su Garelli “3HP” la “2 cilindri senza valvole”, nella 750 Armando Fieschi su Douglas e nella classe 1000 Amedeo Ruggeri su Harley Davidson, il bicilindrico V-twin che l’anno precedente era passato alla storia per aver superato i 160 km/h (100 mph).

Articolo a cura di Valerio Giuseppe Bellinghieri – Sportpress24.com

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