Chissà cosa stava pensando Berrettini mentre camminava nel lungo corridoio che lo avrebbe portato nel giardino dei sogni, il campo centrale di Wimbledon, per disputare una finale storica.
E chissà che pensieri balenavano nella mente del giocatore di tennis più forte al mondo quel Djokovic che solo a guardarlo si rimane folgorati.
Pensieri subito diradati da una gara tirata e davvero bella che ha soddisfatto i palati degli appassionati.
L’erba di Wimbledon ha un fascino unico ed entrambi i contendenti ne erano pienamente coscienti. Parte male Berrettini, sembra contratto, ma è solo un’illusione ottica.
Recupera divinamente nel primo set e lo va a vincere d’autore con un tie break perfetto. Djokovic non accusa il colpo e si aggiudica secondo e terzo set entrambi per 6-4, grazie soprattutto ad una tenuta mentale sovrumana.
Matteo gioca bene ma davanti a lui c’è un vero marziano.
Tatticamente il serbo riesce a cambiare modo di giocare in un nanosecondo e per Berrettini è necessario fare i salti mortali per restare attaccato ad un match sul filo dell’equilibrio. Sotto per 1-2 il romano dà spazio a tutte le proprie energie per allungare al quinto la partita.
Djokovic si nutre anche del tifo per Berrettini da parte del pubblico di Wimbledon per mostrare la sua proverbiale cattiveria agonistica.
È un quarto set in cui il serbo dà sfoggio della sua qualità nel vincere tutti o quasi i punti impossibili per un umano anche se Berrettini lo fa sudare in modo estremo.
Alla fine di una lotta cruenta e al terzo championship point Djokovic può esultare per il suo sesto Wimbledon, il terzo consecutivo.
Numeri onirici per il marziano. Ventesimo titolo dello slam vinto e, soprattutto, ad un solo titolo, US open, dal Grande Slam.
Standing ovation anche per Berrettini. Grande gara, non poteva fare di più contro il più forte al mondo e forse della storia del tennis.
Articolo a cura di Carlo Cagnetti – Sportpress24