Una gara così non si era mai vista, e forse mai si vedrà più. Una gara così la si vede in altri lontanissimi pianeti e non sulla Terra. Eppure in quel pomeriggio del 29 ottobre 1995 accade l’impossibile tanto che pare di trovarsi in un’era del calcio avveniristica.
Tutto vero insomma. Zeman con i suoi futuribili schemi, col suo marchio di fabbrica chiamato 4-3-3, con il suo pressing ante litteram, con i suoi attacchi turbinosi seppellisce con un 4-0 roboante la corazzata Juventus di Lippi.
Che Lazio quella Lazio. Chi era allo stadio non ha dimenticato e mai dimenticherà il segno del comando, il segreto di un calcio mai svelato. Stadio stracolmo, attesa da classicissima come solo Lazio Juventus sa offrire. Lazio indiavolata che esegue come non mai quello che il suo maestro ha impartito in allenamenti durissimi e maniacali.
È il bello del calcio quella Lazio. E non che la Juventus non abbia giocato, tutt’altro. Il fatto è che contro quei meccanismi oleati alla perfezione non c’era opposizione, anzi non ci poteva essere opposizione. Gol d’autore, cominciando da un Signori stratosferico con una bordata sotto la traversa che ferisce un Peruzzi inerte.
È solo il primo della sarabanda di gol che i biancocelesti daranno alla Juventus. Un doppio Casiraghi e un Rambaudi d’annata mettono i sigilli ad un trionfo storico. 4-0 alla Juventus e chi l’avrebbe immaginato? Zeman forse, sicuro nel dopo gara che quella Lazio avrebbe lottato per lo scudetto.
Non sarà così perché i romani si piazzeranno al terzo posto, ma la grande bellezza di quella gara disputata contro i campioni d’Italia bianconeri fa dimenticare quello che poteva essere e non è stato.
Un 4-0 irriproducibile, da estasi calcistica che solo un folle come Zeman poteva consegnare alla storia del calcio.
Foto LazioWiki