Dopo mesi di tira e molla, di chiusure e riaperture, di frizzi e lazzi e intrallazzi, habemus campionato.
Il 20 giugno si riparte dalla giornata numero 27 e si cercherà di arrivare sani e salvi alla giornata numero 38, contagi permettendo. La regola della quarantena collettiva è rimasta, ma crediamo solo pro forma visto il picco al ribasso della situazione virologica. Insomma, le possibilità che il campionato si concluda sono consistenti.
Nel caso di stop la Figc ha predisposto due piani alternativi, uno debolissimo, quello dei play off/out, che sarà praticamente impossibile da attuare considerate le irreparabili divergenze sul “modus attuandi” tra le varie società, l’altro, semplice e di pronta attuazione, consistente nella cristallizzazione della classifica al momento dell’eventuale stop.
I format in corsa non si possono cambiare nemmeno in casi eccezionali come questo. Sarebbe un’alterazione antisportiva ed insensata della competizione anche perché chiediamoci cosa succederebbe in caso di contagio nei play off/out? Il caos più totale. Dunque meglio la cristalizzazione.
Quindi, giochiamo queste 12 giornate e che vinca il merito sportivo acquisito sul campo. Riguardo alle ragioni che hanno spinto il governo a dare il via libera preponderanza assoluta ha avuto la componente economica.
Secondo Gravina, presidente della Federcalcio, lo stop di questi mesi ha bruciato centinaia di milioni di euro ed ha messo in seria difficoltà i bilanci già dissestati di molte società. La ripresa è una boccata di ossigeno che potrebbe anche sbloccare la querelle con le TV recalcitranti a pagare la rata dei diritti televisivi. Insomma una soluzione diversa dall’habemus campionato non poteva esserci.
E molti dovrebbero ringraziare il presidente Lotito che in questi mesi ha propugnato la salute del calcio italiano, terza industria dell’Italia, contro chi, ipocritamente per meri e squallidi interessi personali, voleva uno stop definitivo.
A tal proposito lo stesso Gravina ha ammesso che qualche presidente di società preferiva lo stop per non pagare gli stipendi ai calciatori. Oltre che per non retrocedere, aggiungiamo noi. Ennesima conferma che tutta questa vicenda passerà alla storia come una pagina che sarebbe stato meglio non scrivere.
Ma come si dice in questi “tutto è bene ciò che finisce bene” e, come dopo un conclave difficile e guerreggiato, si può finalmente annunciare dal balcone dello sport italiano al popolo calcistico: “Habemus campionato”.